Mi sento nato da una quercia da sughero.
Non a tutti i bambini capita di crescere e giocare nel sugherificio di famiglia, fra cumuli di tappi e cortecce, fra visite a cantine e prematuri assaggi di vino.
Ricordo l’indescrivibile sensazione di prendere in mano il miglior tappo possibile, liscio e senza difetti. Contare le venature e capire in quanti anni si è formato. Essere la persona che lo ha tagliato, sagomato, creato.
Sentire gli odori di fango e muschio oppure di rosa e pesca e capire se quel tappo può essere una chiusura per il vino o un tacco per le scarpe. Annusare il sughero durante la marchiatura e pensare che sia l’odore più buono del mondo.
Con la scusa di vendere tappi, inizio a viaggiare per cantine conoscendo vignaioli, ribelli, osti e ubriaconi. E’ amore.
Ora faccio tappi, viaggio per vini e mi piace raccontare storie.