Vinogradi Fon – Cuore Carso Mani

Carso Therapy – Potrei raccontarvi di un Carso di rocce, foibe, guerre e poeti.
Vi racconto invece di un posto che mi è rimasto nel cuore per la bellezza dei paesaggi e la serenità della gente, di luoghi incontaminati, di persone silenziose ma attive, laboriose ma calme. Della vegetazione bassa e arroccata in perenne lotta per trovare un pezzo di terra. Di ortaggi che sanno di ortaggi e di miele che poi ci pensi ogni giorno. Di salumi che oscurano la nostra tradizione emiliana. Di Marko Fon scalzo che per prima cosa mi porta a cercare un cervo nel bosco e proprio non gli passa nemmeno per la testa di farmi sentire il vino perchè “tu prima devi capire Carso, altrimenti non ha senso”.

Della migliore merenda della mia vita, per ora e per sempre, a casa di Marko Tavcar autentico artista nel portare la natura nel piatto. Di una notte intera passata a mangiare e bere da Hisa Franko, posto del cuore, dove se vuoi puoi prendere l’acqua dal torrente. Delle grotte di Skocjan. fatte in bermuda e scarpe rotte al fianco di attrezzatissimi alpinisti e speleologi, però loro non avevano nella borsa il vino e il formaggio, io sì. Del trenino di Opicina che mi ha trasportato dal passato alla splendida Trieste in pochi minuti.

Di persone stanche ma felici. Vive e per questo felici. Questo è il Carso, quello che mi ha fatto vivere Marko Fon.

E’ Carso Therapy.

Marko Fon
Spiegare la vita e la passione di Marko Fon non è possibile. Dopo averlo conosciuto ti rendi conto che le cose che dice non sono riportabili perchè perderebbero una buona parte del loro significato lontane dal Carso, dalla sua famiglia, dalla poltrona sotto il pergolato. Frasi talmente belle da rimanere segrete e da ripensare in segreto.

La cantina è nel cortile di casa, la porta è piena di pensieri scritti col gesso: “Questa è la mia bacheca twitter” dice Marko “a volte cancello e riscrivo un altro tweet”.

E allora si parte in giro per il Carso, lui scalzo, in un viaggio fra rocce, boschi, doline, orti e incredibili salumi. Poi ti fermi a spezzare le rocce e le annusi. Poi le vigne. Molto ma molto dopo i vini, il sogno continua.

Marko conduce 4 ha di vigne dislocate in 16 diversi appezzamenti e 6 diversi paesi. I terreni sono di 4 macrotipologie a terra rossa che si differenziano per profondità e densità. Ospitano Terrano (terreni più profondi), Malvazjia Istriana e Vitovska (terreni più rocciosi, “e dove muore una pianta di Malvazjia se ne pianta una di Vitovska”). Le densità vanno dai 3000 ai 6000 ceppi\ha e l’età dai 20 ai 100 anni. I sistemi di allevamento sono 5 fra cui la pergola carsica e ogni pianta viene curata in modo diverso in base alle caratteristiche del terreno che cambia di metro in metro, al fine di raggiungere il proprio equilibrio.

I vini sono il Carso, di luce e di vento, di pietre spezzate. Marko raccoglie pianta per pianta, grappolo per grappolo in base alla maturazione. La vendemmia del 2016 è durata un mese e tre giorni. Le macerazioni sono brevi e durano al massimo 24\36 ore. Degustare, bere questi vini è libertà e speranza, perchè altrimenti non sarebbero mai nati. Sono pieni di contraddizioni, sono potenti ma eleganti, a volte grassi ma digeribili, dalle tessitura dolce ma rocciosa e salata, sono lunghi e “macchiano il fiato”. La deglutizione è spontanea,

La Malvazja 2014 (2.000 bt), da solo acciaio, è un vino come dice Marko “libero e verticale” con un naso di agrumi, albicocca, gesso, erbe aromatiche. Lo sviluppo gustativo é ampio, ricco, retto dal sale. La 2015 è leggermente più strutturata, sempre su agrumi, miele , erbe. Concentrazione e potenza accarezzate da profumi dolci e sale. Un monumento all’equilibrio.

La Vitovska 2013 (1.500 bt), che affina per 2\3 in legno, da annata calda e secca, si esprime con menta, margherita, miele. In bocca l’entrata è dolce ed elegante per finire in una sensazione rocciosa di grande lunghezza. La 2014 è meno grassa, più iodata, più slanciata, più agrumata.

La Malvazjia selezione 2014 (600 bt) è figlia di un’annata estremamente piovosa ma luminosa. Il suo naso ti esplode in faccia letteralmente di albicocca, arancia, distillato di pera, zenzero, torba. La bocca è un continuo intrecciarsi di sensazioni morbide, setose, saline, rocciose. La lunghezza è calcolabile in minuti, il ricordo in decenni. Anche la Malvazjia riserva 2014 (1.200 bt), da quest’annata interpretata magistralmente, segue le caratteristiche della selezione con un pizzico di morbidezza in più e un pizzico di sale in meno. Un vino puro ed emozionante.

E poi c’è il Terrano che non c’è. L’ultima volta è stato prodotto nel 2011 ma l’assaggio di botte del 2015 è indimenticabile e la luce degli occhi di Marko mi dice che a breve avremo un nuovo, entusiasmante, rarissimo, Terrano.

Poi, vabbè, c’è la Malvazjia 4 stati, prodotta non tutti gli anni in tre damigiane (150 bt.) da un vigneto di 100 anni intercalato da vecchi alberi da frutto e giardino. Ma questo è un altro segreto.